Le barriere architettoniche nella nostra amata Italia

In questo articolo parleremo di barriere architettoniche, percorrendo l’Italia attraverso quello che succede in alcuni dei sui Comuni.
A Cecina, in Provincia di Livorno, il 2 marzo di quest’anno, nella sala del Comune vecchio, si è svolta la presentazione pubblica della bozza del Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche a Cecina (P.E.B.A.), nella sala del Comune vecchio.
Il documento, su cui ha lavorato dalla fine del 2015 l’architetto Gabriele Banchetti, fornisce un quadro conoscitivo dell’accessibilità di strutture e spazi aperti di uso pubblico. Individua le soluzioni tra adeguamenti necessari, perché siano rispettati i requisiti minimi di legge, e miglioramenti di tutto ciò che è stato mappato, stimando un investimento di 304.700 euro.
La prossima tappa dell’iter amministrativo prevede un passaggio nella 2ª commissione consiliare per raccogliere eventuali contributi e osservazioni e a seguire il voto per l’approvazione in consiglio comunale, che dovrebbe avvenire, secondo quanto riferito, l’assessore all’Urbanistica, Sabrina Giannini, entro questo mese.
Il P.E.B.A. presentato è stato il frutto di incontri con le associazioni del territorio, le quali hanno messo a disposizione dei cittadini il materiale sul sito dell’ente.
A Livorno il 1° marzo, viene presentato nella sala consiliare comunale, il P.E.B.A., redatto in base all’incarico esterno assegnato dall’amministrazione comunale.
I lavori, iniziati nel 2016, si sono conclusi dopo una serie di incontri partecipativi con le varie associazioni interessate.
Il piano prevede un’indagine conoscitiva del territorio e delle criticità che questo presenta in materia di accessibilità, sia con riguardo ai percorsi esterni, sia per quanto attiene agli edifici pubblici e di uso pubblico.
Il progetto, oltre a fornire un quadro dettagliato delle difficoltà inerenti l’accessibilità del territorio, evidenzia anche una classificazione delle priorità e categorie di interventi, stimandone anche i costi di massima in modo da favorire le scelte del Comune anche su base economica.
Dopo questi buoni esempi, purtroppo, a L’Aquila, dopo nove anni dal sisma (6 aprile 2009), la ricostruzione non è ancora “una faccenda per disabili”.
A denunciarlo a il fattoquotidiano.it è Massimo Prosperococco, dipendente con distrofia muscolare dell’Università degli studi del l’Aquila, per la quale si occupa di comunicazione sui social network e di grandi eventi, come la Notte dei ricercatori dell’Ateneo. “Le istituzioni ci hanno dimenticato. Sono stati spesi miliardi di euro per la ricostruzione, ma le barriere architettoniche sono presenti ovunque negli edifici pubblici e negli uffici comunali. Per non parlare dell’inaccessibilità delle strade e di alcune strutture artistiche e culturali riqualificate con fondi statali che dovrebbero essere pienamente fruibili anche per le persone in carrozzina”. Nove anni dopo, rivela Prosperococco, non è stata neanche istituita la figura del Disability manager nell’Ufficio speciale per la ricostruzione dell’Aquila (Usra), “struttura di diretta emanazione del presidente del Consiglio che monitora e supervisiona tutti i progetti e stabilisce i finanziamenti pubblici”.
“Per noi disabili oltre al danno c’è anche la beffa”, continua Prosperococco. “Nel 2013 con la legge Barca inizia la ricostruzione con risorse significative e costanti nei previsti dieci anni di lavori. Il costo complessivamente dovrebbe aggirarsi nel 2022 attorno ai 12 miliardi di euro. I primi ad essere ricostruiti sono stati gli edifici storici vincolati nei quali gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche sono difficili e complessi. Il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, in questo caso, tende a non concedere permessi per l’abbattimento delle barriere sugli edifici storici, come ad esempio la meravigliosa Basilica di Santa Maria di Collemaggio“. Qui, segnala Prosperococco, l’accesso nella Basilica è precluso dall’ingresso principale a chiunque viaggi su ruote, passeggini compresi. “L’amarezza è forte, basterebbe posizionare uno scivolo mobile non impattante, del costo di poche centinaia di euro. Ma è solo un esempio: su molti edifici storici di proprietà di privati, peraltro ricostruiti con soldi pubblici, non è stato fatto nessun intervento di eliminazione delle barriere architettoniche”.
Inoltre, la sede attuale del Comune, in attesa della riconsegna di Palazzo Regina Margherita d’Austria, si trova a palazzo Fibbioni, in pieno centro, dove ad esempio l’accesso nella sala di ricevimento del sindaco è garantita solo da una serie di montascale e montacarichi, difficili da utilizzare per chi ne ha bisogno e sono quasi sempre non funzionanti.
E’ evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione grave di inaccessibilità e che manca, anche la volontà politica per migliorare la vita dei disabili aquilani. E’ stato ripetuto più volte: dover ricostruire la nostra città è un’avventura che mai avremmo voluto affrontare. Tuttavia, il fatto di dover ripensare e ridisegnare il contesto urbano e sociale nel quale viviamo poteva rappresentare un’opportunità preziosa e irripetibile per rendere la nostra città migliore, più fruibile, a misura di tutti.
Purtroppo, ad oggi, nonostante le enormi risorse in gioco, non si trovano le briciole per eliminare le barriere architettoniche. Sarebbe inaccettabile consegnare L’Aquila alle generazioni future meno inclusiva di quella di prima.
A Grosseto, dalle parole si passa ai fatti. Nei prossimi giorni sarà realizzato un monitoraggio tra i commercianti che saranno chiamati a indagare le criticità a livello di accessibilità nel proprio locale e nella propria zona. Ognuno potrà inoltre suggerire interventi migliorativi o nuove attività da lanciare. Tutto questo in attesa della sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Fiaba, Comune di Castel del Piano, Centro commerciale naturale e Confcommercio e che potrebbe portare anche alla realizzazione di attività di sensibilizzazione nelle scuole del territorio.
Vengono ascoltate le proposte di una coppia di persone in carrozzina di Macerata, che sono in prima linea per abbattere le barriere architettoniche. I negozianti del centro, si dicono disponibili per un eventuale incontro in cui trovare una soluzione per le pedane mobili, magari segnalate con un cartello in vetrina, da tirare fuori al bisogno.
Dal 25 gennaio di quest’anno a Caneva, in Provincia di Pordenone, sta riscuotendo interesse il percorso condiviso, voluto dal comune per la stesura del Piano sull’eliminazione delle barriere architettoniche (P.E.B.A.). Si stanno raccogliendo suggerimenti e indicazioni, tramite un questionario, restituito al comune, compilato, in centinaia di copie. Il questionario invita i canevesi a segnalare le difficoltà di accesso negli edifici comunali, in quelli pubblici, nelle chiese, ma anche in marciapiedi, percorsi e attraversamenti urbani. La redazione del piano, in questa prima fase, è stata caratterizzata da sopralluoghi aperti ai cittadini negli edifici scolastici, programmati dai tecnici impegnati nella stesura del documento. I professionisti sono stati accompagnati anche da persone diversamente abili. In questi giorni è stata completata la raccolta dei questionari e presto seguirà un primo confronto degli amministratori comunali e degli estensori del piano con la cittadinanza, le persone diversamente abili e le loro associazioni.
A gennaio ed a febbraio scorsi, al Carnevale di Viareggio, tra i maestosi e giganteschi carri allegorici che sono sfilati lungo i viali viareggini, c’era il carro “No tu no” del maestro Massimo Breschi (vincitore dell’edizione 2015), un enorme Pulcinella in sedia a rotelle che, con un manganello, abbatteva delle barriere che lo intralciavano.
La costruzione, di prima categoria, nasce dall’incontro tra il carrista viareggino e l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (UILDM), con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema sociale di rilevantissima importanza e d’attualità: le ancora troppe barriere architettoniche e più in generale i disagi che subiscono ogni giorno le persone con disabilità, spesso nell’indifferenza delle istituzioni e degli organi preposti a intervenire.
E’ stato uno dei carri più grandi del Carnevale: alto 22 metri – solo la testa è 8 metri – il Pulcinella sulla sedia a rotelle si è fatto strada, armato di manganello, all’interno di un percorso a ostacoli, con transenne, cartelli e limiti vari. Davanti alla costruzione hanno sfilato i volontari con distrofia muscolare. Si sono travestiti da Pulcinella proprio come i figuranti e i movimentisti del carro, ed hanno inscenato una coreografia sulle note di “Canto anch’io”, il brano realizzato da Lorenzo Baglioni feat. Iacopo Melio, “Volare” di Domenico Modugno, “Penso che un sogno così non ritorni mai più”, nella versione de Il Volo, e “Mi girano le ruote”, la tarantella ideata da Gianluca Domenici appositamente per il carro.

“Il mio carro vuole trasmettere la voglia di vivere, di non arrendersi e di non perdere l’entusiasmo che queste persone hanno”, racconta Massimo Breschi. “Pulcinella è il personaggio perfetto: è la maschera della commedia dell’arte che lotta contro i soprusi e le ingiustizie sociali, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Esprime la stessa vitalità con la quale le persone con disabilità lottano ogni giorno per opporsi a insormontabili barriere e umilianti ‘No tu no’”.

Nei prossimi giorni pubblicheremo altre notizie (buone e brutte) dall’Italia sulla situazione delle barriere architettoniche.

Per quanto riguarda, la nostra amata Taranto, vorremmo ricordare che dal 4 gennaio scorso, data nella quale è stata consegnata la petizione popolare per l’adozione dei P.E.B.A., firmata da n. 1.115 cittadini, non c’è stato nessun atto consequenziale.
A tal proposito, VENERDI’ 23 MARZO, alle ore 17:30, nel prossimo incontro di “Taranto senza barriere”, si deciderà il da farsi, al fine che la petizione in questione non rimanga lettera morta.

per info 340 5068873

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