Disabili, governo istituisce il codice unico.

L’Italia avrà un Codice Unico per le persone con disabilità. Il testo è stato votato mercoledì 12 dicembre dal Consiglio dei Ministri con l’approvazione del decreto Semplificazioni che prevede, tra le varie cose, riassetti normativi, codificazioni di settore, sburocratizzazione delle norme sui lavori pubblici.

E’ una buona notizia, ma, si tratta solo di una legge delega che dimostra l’attenzione del governo sul tema della disabilità, un Codice ancora da scrivere facendo attenzione ai tanti dettagli e diversi punti da inserire al suo interno.

E’ giusto ricordare che nel 2009 l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità,  che deve diventare il caposaldo e il riferimento per qualsiasi politica e produzione normativa che con quella devono essere congruenti. Inoltre, nella stessa Convenzione è previsto il coinvolgimento diretto delle organizzazioni dei disabili nelle decisioni e nelle politiche che le riguardano.

Secondo gli addetti ai lavori, l’approvazione del Codice non risulta una decisione inattesa perché il premier, Giuseppe Conte, lo aveva già annunciato, come , anche, Vincenzo Zoccano, l’assicurazione del coinvolgimento delle associazioni.

Spiega il  Ministro della Disabilità,  Lorenzo Fontana che questo Codice non sarà solo un testo ricognitivo, ma sancirà un nuovo approccio al mondo della disabilità, che terrà conto di tutte le esigenze, affettive, relazionali, formative, materiali, delle persone con disabilità, per la prima volta considerate non solo come singoli ma anche in relazione al proprio contesto di vita, in primis la famiglia.

La decisione del governo di unificare e semplificare gli aspetti che riguardano i disabili può essere accolta positivamente se vengono accorpati e potenziati tutti gli strumenti attivi per l’inclusione e il sostegno delle persone disabili e le loro famiglie, come ad esempio penso al Dopo di noi, ai trasporti per disabili, al nomenclatore tariffario degli ausili, ai progetti di Vita indipendente, all’inclusione scolastica e lavorativa, ma non solo.

La Convenzione ONU, una “stella polare” spesso dimenticata

La Convenzione, impegna i 177 Paesi ad adottare leggi che proibiscano diversità basate su qualsiasi forma di disabilità intellettiva, motoria e sensoriale.
Sono più di un miliardo i cittadini con disabilità del nostro pianeta a fruire e a beneficiare dei diritti previsti e garantiti da tale civilissimo documento. Siamo dunque di fronte a una realtà molto importante e non certo da sottovalutare, perché da un punto di vista numerico essa viene “al terzo posto” nel mondo, dopo le popolazioni di Cina e India.

La Convenzione ONU, riferendosi direttamente alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e riaffermando i diritti inalienabili che appartengono a ciascun individuo, pone in modo “rivoluzionario” la disabilità come una questione che non riguarda più la salute, ma i diritti umani. In proposito, significativo è il fatto che essa stabilisca che «ogni trattamento discriminatorio che non ha una giustificazione rappresenta una violazione dei diritti umani».
La Convenzione stessa è stata ratificata in Italia con la Legge 18 del 2009, in virtù della quale, alla fine del 2017, è stato pubblicato il nuovo Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, adottato con Decreto del Presidente della Repubblica e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 dicembre 2017.
Tale Programma, unitamente ai diciassette Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030, rappresenta senz’altro importanti e condivisi punti di riferimento per rendere concreti, anche in Italia, i princìpi e i valori della Convenzione ONU. E tuttavia, nonostante quegli avanzati strumenti normativi e quei lungimiranti impegni politici, la cronaca nel nostro Paese, da Nord a Sud, riporta quotidianamente, ancora e troppo spesso, storie di esclusione sociale e di discriminazione di cittadini con disabilità, facendo tristemente di tale condizione uno dei fattori determinanti di impoverimento.
Al riguardo, è anche opportuno rammentare che nel settembre del 2016, esaminando il Rapporto Ufficiale dell’Italia sull’attuazione dei princìpi e delle disposizioni contenute nella Convenzione, il Comitato ONU preposto a tale compito, si è espresso così: «È necessario ancora fare un cambio di paradigma, in modo che le persone con disabilità siano considerate come persone uguali nella società e non un peso o qualcuno che drena risorse del welfare state».

Il problema è che, nel “sistema Italia”, manca una visione strategica e organica sulla disabilità, ciò che spesso si concretizza nell’incapacità cronica di leggere in modo strutturale i bisogni delle persone con disabilità, di programmare in loro favore a medio e lungo termine, con buona pace del mainstreaming, ovvero dell’inserimento in ogni azione politica generale dei provvedimenti riguardanti la disabilità, concetto tanto decantato dalla stessa Convenzione ONU.
In tal senso, anche provvedimenti come la Delega sull’Inclusione derivante dalla cosiddetta Legge sulla Buona Scuola, la Legge sull’autismo, la norma sul “Dopo di Noi” e la Legge Delega sulla povertà, con il Reddito d’Inclusione (approvate rispettivamente tramite il Decreto Legislativo 66/17 e le Leggi 134/15, 112/16 e 33/17), oltre al Fondo sulla Non Autosufficienza e alle ventilate iniziative in favore dei caregiver familiari, stanno emblematicamente costituendo tante occasioni perdute per le persone con disabilità del nostro Paese. Si tratta infatti di provvedimenti sacrosanti e condivisibili, perché in linea con i principali articoli della “nostra” Convenzione ONU, ma che rischiano di restare “inapplicati” o quanto meno “imbrigliati”, a causa dei finanziamenti esigui loro dedicati.
In pratica, i costanti tagli operati sul welfare nell’ultimo decennio dai vari Governi di ogni colore, in nome della spending review, stanno relegando noi persone con disabilità italiane a un semplice ruolo di “cittadini di serie B” e le politiche destinate alla disabilità ad un mero “optional”.
È come se i costi, dunque, venissero prima dei diritti. Ma un Paese che antepone il contenimento della spesa ai diritti fondamentali dell’uomo è un Paese “malato”, che dimentica colpevolmente la Convenzione ONU e anche quella Sentenza “spartiacque” della Corte Costituzionale, la n. 275/16, che due anni fa ha stabilito in modo inequivocabile come siano «i diritti incomprimibili della persona ad incidere sull’equilibrio di bilancio e non quest’ultimo a condizionare la loro doverosa erogazione».

L’auspicio, pertanto, è che la ricorrenza odierna del dodicesimo anniversario della Convenzione ONU possa indurre tutta la nostra classe politica e i nostri governanti, alle prese in questi giorni con la discussione sulla Legge di Bilancio per il 2019, a mettere veramente la disabilità al centro dell’agenda politica. Un Paese civile, infatti, è solo quello che rende i suoi cittadini più deboli i protagonisti della collettività. Sarebbe questo il più bel regalo “inclusivo” che noi disabili italiani ci aspetteremmo da “Babbo Natale”!

FONTE: Gianluca Rapisarda,
Consigliere della Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi.

Approfittiamo di questa occasione, per mettervi a conoscenza di un obiettivo che ci siamo prefissi di raggiungere entro il 31 dicembre di quest’anno, raccogliere l’importo di 12.900 euro per la realizzazione di un piccolo “sogno” , attraverso la seguente campagna di crowdfunding da noi attivata 

https://www.retedeldono.it/it/progetti/contro-le-barriere/tutti-al-mare.

Questo “sogno” intende creare in un tratto di spiaggia pubblica del litorale tarantino, una struttura in cui le persone con disabilità motorie abbiano la possibilità di potervi accedere allo stesso modo degli altri cittadini, in sintesi, s’intende creare tre postazioni con pedane con ombrelloni collegate a un corridoio di accesso al mare, che oltrepassa la battigia, nonché per mezzo di un sollavapersone, la persona disabile, potrà passare dalla sua carrozzina abituale alla “Sand & Sea” per potersi fare il bagno in autonomia.

Pertanto, cortesemente vi chiediamo di compiere un piccolo gesto per raggiungere questo obiettivo che, potrà portare giovamento a persone che oggettivamente necessitano di più attenzione da parte della società.

Siamo sicuri che se voi compirete questo gesto nobile, anche, altri seguiranno il vostro esempio.

 

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