Se ne è andato ieri all’età di 43 anni l’ex tennista francese Jerome Golmard, numero 22 ATP nel 1999. Il transalpino se ne va dopo 3 anni di battaglia contro una malattia ben nota, soprattutto nel mondo del calcio. La SLA.
Ma che cos’è la SLA e che correlazione c’è con il calcio?
SLA: Sclerosi Laterale Amiotrofica. Tre lettere.
Una condanna a morte.
Le cause che scatenano il processo neurodegenerativo non sono chiare. Cosi come è impossibile guarire chi ne soffre.
Di SLA, nel calcio, non si parla quasi più, nonostante i tanti calciatori che si sono ammalati. Troppi.
A tal punto da interrogarsi: il calcio e questo male sono correlati?
Stefano Borgonovo la apostrofava come “stronza”.
Il procuratore Raffaele Guariniello, invece, si pone delle domande.
E nel 1998 apre un’indagine giudiziaria sul mondo del calcio, alla luce di numeri evidentemente “sospetti”: il rischio di SLA nei calciatori è elevatissimo rispetto alla media.
Si commissionano le perizie.
La prima è di Adriano Chilò, neurologo dell’Universita` di Torino.
La seconda di Stefano Belli, epidemiologo dell’ISS.
Chilò indaga su 7325 calciatori professionisti (serie A e B) che hanno giocato fra il 1970 e il 2001.
L’Istituto Superiore di Sanità invece opera a largo raggio: 24.000 giocatori dal 1960 e il 1996.
Inclusi anche quelli delle serie minori.
Il tutto è pubblicato nel 2005.
I numeri sono impietosi: dallo studio di Chilò emerge che la frequenza di SLA è 7 volte superiore rispetto alla media.
L’ISS, allarga il “cluster” (gruppo) e scopre che il valore sale addirittura a 11.
In entrambi gli studi, fra l’altro, emerge un’insorgere precoce della malattia che di solito si manifesta dopo i 65 anni.
Qualche esempio: Giorgio Rognoni muore a 40 anni; Narciso Soldan ne ha 59; Albano Canazza, compagno di squadra di Borgonovo nel Como a inizio anni ’80 muore a 38 anni; Guido Vincenzi, ne ha appena 35 anni; Signorini, 42; Ubaldo Nanni; Lauro Minghelli, il più giovane, 31 anni; Paolo List morto nel 2016 a 52anni.
Cosa scatena la SLA?
Di certo l’utilizzo sovradimensionato di antiinfiammatori, amminoacidi ramificati per endovena, antidolorifici, potrebbero essere fattori di rischio.
I numeri anomali nel calcio potrebbero essere figli di una combinazione di eventi: l’abuso di farmaci e una predisposizione.
Potrebbero contribuire anche i traumi a testa e gambe.
Nè si possono sottovalutare i fattori ambientali: l’uso di pesticidi e diserbanti sui campi.
Non a caso la SLA colpisce, sebbene in misura ridotta, gli agricoltori, i golfisti, i rugbisti. Sport e lavori su erba.
Il lavoro e le ricerche, da un punto di vista squisitamente scientifico, restano valide: la relazione fra calcio e SLA esiste.
I calciatori italiani si ammalano e muoiono di più di Sclerosi Laterale Amiotrofica rispetto al resto della popolazione.
La Medicina, intesa come scienza, suona l’allarme.
Una categoria risulta “più esposta” se l’incidenza di casi supera 2-3 volte la media. (1.35 uomini, 1.10 nelle donne).
Nel calcio, si è a + 7 e + 11.
Alla stregua di un “malattia professionale”: perché, dunque, di SLA se ne parla sempre poco?
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