Nonostante il disinteresse dei media, il provvedimento firmato della deputata del Pd Ileana Argentin è molto importante perché, mentre secondo il precedente regime alla morte dei tutori (di solito i genitori) lo Stato provvedeva a internare in apposite strutture le persone colpite da disabilità, oggi è possibile consentire loro di continuare a vivere nella casa famigliare in un quadro di relativo benessere, indipendenza economica e dignità.
Insomma, la legge da sola non basta: occorrerebbe prima rieducare coloro che si ritengono “normali”.
Una unità se occupano da 15 a 35 dipendenti, due dai 35 ai 50, il 7% dei dipendenti totali per quelle più grandi. Con il Jobs Act l’obbligo si è inasprito: scatta dal 15esimo dipendente e non più dal 16esimo e grava sull’imprenditore (ma anche sui partiti, sui sindacati e sulle associazioni senza scopo di lucro) a prescindere dalle nuove assunzioni. Riformati anche gli incentivi: dal 35% al 70% della retribuzione, tenendo in considerazione la durata dei contratti e tentando di favorire sopratutto i lavoratori con disabilità psichica, i “grandi esclusi” dal mondo del lavoro.
6. Le critiche dei sindacati: quelle circolari del ministero del Lavoro che violano la legge
La 77 del 2001 permette alle aziende di pulizia di escludere dal computo delle quote obbligatorie i lavoratori assorbiti da appalti conseguiti dopo la costituzione. Quindi, se inizialmente sono costituite da 15 dipendenti e, a seguito di appalti, arrivano a contare oltre 50 lavoratori, a loro – e solo a loro – si continua a richiedere la quota fissa di un lavoratore disabile, facendo fede il numero di partenza. La circolare 2 del 2010 permette invece alle aziende in crisi che assumono lavoratori dalla mobilità di essere escluse dall’applicazione della 68/99 per l’intero periodo di fruizione degli ammortizzatori sociali.