Una madre racconta un anno trascorso a scuola per assistere la figlia

Parlando di inclusione scolastica vi proponiamo un articolo pubblicato su La Repubblica del 10.09.201, firmato da Federica Cravero, che racconta la storia di una madre di Torino che l’anno scorso ha passato tutti i giorni a scuola con la figlia, non in classe, ma in corridoio, fuori dall’aula. Pronta a intervenire se la ragazza, che è disabile, si fosse sentita male poiché nessuno era abilitato a soccorrerla. Dieci mesi surreali, senza poter lavorare, senza avere una vita normale. E alla vigilia del nuovo anno scolastico madre e figlia vivono con angoscia il primo giorno di scuola.

È la storia di Valentina, 18 anni compiuti quest’estate, che inizia il quinto anno all’istituto Colombatto, e di sua madre Anna. Valentina esattamente un anno fa, appena diciassettenne, è stata colpita da un ictus proprio mentre stava uscendo da scuola.
Una patologia gravissima e invalidante, soprattutto molto rara in una ragazza così giovane, scatenata probabilmente da un pacemaker difettoso che le era stato installato pochi mesi prima.
Le conseguenze di quel colpo apoplettico sono state molto serie soprattutto perché il fisico di Valentina è già stato segnato da numerose malattie, a partire dalla meningite che l’ha colpita quando era in fasce e che ha avuto diverse ripercussioni nel corso della vita.
Alcuni anni fa sono sopraggiunte le prime crisi epilettiche e ha iniziato a soffrire di momenti di assenza — spiega la madre — ed è per questo che è affiancata a scuola da un’insegnante di sostegno. Tuttavia dopo l’ictus è più complicato gestire un’eventuale crisi“. Ed è per questo che la madre l’anno scorso è stata d’accordo a essere presente praticamente ogni giorno dell’anno fuori dalla porta dell’aula, nel malaugurato caso che ci fosse bisogno di un suo intervento. E quest’anno si apre con una grande incertezza.

Valentina ha diritto all’insegnante di sostegno, che è preparata per intervenire quando ha delle crisi, ma non c’è copertura per tutto l’orario scolastico — spiega Anna — eppure l’indicazione della neuropsichiatra è che ci sia un rapporto tra allievo e docente di uno a uno. Rispetto all’anno scorso la scuola è già riuscita ad ottenere un potenziamento del sostegno e le ore sono aumentate arrivando a 18, ma comunque molte ore restano scoperte“. E la madre non potrà più, come ha fatto l’anno scorso, presidiare la scuola quando la docente dedicata a sua figlia non è in servizio. Valentina ha anche diritto a un educatore, che tuttavia la può aiutare a casa ma non può andare a scuola.
E io ho appena trovato un nuovo lavoro, visto che ho dovuto lasciare quello vecchio quando mia figlia si è ammalata — racconta la donna — l’anno scorso è stata dura con uno stipendio solo e una famiglia di cinque persone. Però nonostante abbia diritto alla legge 104, non posso certamente pensare di coprire tutte le ore mancanti. La scuola è molto disponibile a trovare una soluzione e mi auguro che con l’inizio del nuovo anno si riesca a trovare un modo per dare assistenza a Valentina nel miglior modo possibile“.
Quello che sembra facile per chi conosce bene la ragazza e il suo stato di salute, per altri lo è molto meno. Quando Valentina ha un’assenza bisogna sapere come affrontarla, portarla fuori dalla classe, aspettare che risponda, poi accompagnarla in infermeria per farla addormentare e al suo risveglio riprendere normalmente le attività.
Valentina è stata a lungo su una sedia a rotelle, adesso cammina per brevi tratti. Più che la difficoltà delle operazioni, a preoccupare chi sta attorno alla studentessa è l’ansia che genera una crisi. Ed è per questo che l’anno scorso, nei rari casi in cui la madre non era riuscita ad essere presente, fuori dalla scuola era rimasto il fratello maggiore della ragazza. “Ma non si può pensare che questa sia una soluzione“, continua la famiglia.
Ne è consapevole anche la scuola, che l’hanno scorso ha accettato la disponibilità della madre della ragazza a presidiare in corridoio, ma per quest’anno pensa ovviamente di trovare altri rimedi. “Al rientro in classe incontrerò la famiglia anche per valutare le evoluzioni dello stato di salute della ragazza e capire quali siano le necessità per i prossimi mesi — spiega Claudia Torta, dirigente scolastico dell’istituto alberghiero torinese — nel frattempo sono arrivate nella nostra scuola altre iscrizioni di studenti disabili. Quindi una decina di giorni fa abbiamo saputo di avere a disposizione un maggior numero di docenti di sostegno e cercheremo di suddividere le ore in modo da coprire le necessità della ragazza“.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *